La storia di "GNICCHE"
"HO BALLATO CON UN'OMBRA, ERA LUI?" ... QUANDO LA LEGGENDA DI “GNICCHE” SI INSINUA NEI RICORDI DI UNA NOTTE AL PRATO.
Chi l’avrebbe mai detto che anche da noi ad Arezzo esistesse un provetto Robin Hood, magari un pochino sopra le righe, decisamente a modo suo e un pelino nervoso? Il suo nome era Federigo Bobini, nato in un bellissimo paese della Val di Chiana che si chiama Civitella il 13 giugno 1845. In breve tempo, e già in tenera età, dimostrò di avere un temperamento piuttosto refrattario alle restrizioni e alle rigide regole dell’epoca.
Dapprima buontempone e ladro di galline, arrivò ad essere un vero e proprio bandito in piena regola, avvezzo a rapine e "chiacchiere" con la doppietta, sempre pronto a sfoderare il suo coltello o incline a vere e proprie sparatorie.
Ladro imprendibile e astuto, silenzioso come un barbagianni, Gnicche si aggirava per le campagne dei dintorni aretini, entrando a far parte della leggenda. Le sue gesta venivano tramandate in poesie, ballate e stornelli, e si usava spaventare i bambini nominando le imprese di Gnicche. I tuoi nonni ti spaventavano con lui? Adesso puoi "conoscerlo" meglio! Federigo "Gnicche" Bobini: più di una semplice minaccia per bambini... Ma, incredibile a dirsi, sotto queste vesti di crudele brigante e freddo assassino, amante delle ricchezze (altrui), si nascondeva un cuore d’oro. Narrano le cronache dell’epoca che fosse incline ad aiutare i bisognosi, ripartendo tra la gente i vari proventi ricavati da rapine e truffe, guadagnandosi la nomina di vero e proprio eroe.
Gnicche: prima ti ruba la gallina, poi ti invita a ballare. Un vero gentiluomo (a modo suo). Ricercato dalla legge, amato dalle donne. Federigo "Gnicche" Bobini: il fuorilegge con la stoffa dell'eroe (forse).
Le donne, ecco un punto debole di Federigo. Nonostante fosse fidanzato con la sua adorata Francesca, non sfuggì alla fama di "acchiappa femmine", ma ancora più ardente fu un'altra passione... Quale? Un brigante ladro, amante dei piaceri della carne, fine truffatore, freddo e spietato assassino (quando serviva), furbo, imprendibile e dal temperamento burbero...
Il BALLO! Come gli garbava, era qualcosa di pazzesco. Ogni volta che al Prato di Arezzo c'era un ballo per qualche festa, sagra o ricorrenza, lui era in pista a dar sfoggio delle proprie abilità danzerecce. Era più forte di lui... doveva andare a ballare a rischio di essere arrestato (infatti era ricercato), ma non importava. Difatti, un giorno, non riuscendo a resistere al desiderio delle danze, rubò gli abiti a una povera signora malcapitata, fingendosi quindi una donna. Ballò tutta la notte sfuggendo alla Benemerita che gli dava la caccia.
Dalla rapina in abiti femminili all'onore (dimostrato) col coltello. La vita (e la morte) movimentata di Federigo "Gnicche" Bobini: un vero spasso (per chi non c'era).
Ma venne un giorno che, purtroppo o per fortuna, le malefatte di Federigo ebbero un brusco arresto. Una sera a Tegoleto (un paese nei pressi di Civitella), dopo una violenta colluttazione, Gnicche fu finalmente arrestato. Era la sera del 14 marzo 1871 quando, con un rocambolesco tentativo di fuga, Federigo fu ferito alle reni da una fucilata. Nel tragitto che lo portava da Tegoleto (luogo dell’arresto) alla caserma di Badia al Pino, il giovane Federigo Bobini, ormai ventiseienne, venne a mancare.
"Comparve d’improvviso il noto malandrino Bobini armato
di tutto punto… Vederlo ed avventarglisi fu per il Mongatti un atto solo,
afferrandolo al petto. Pronti lo strinsero pure gli altri due suoi colleghi e
lo gettarono a terra e dopo accanita lotta riuscirono ad ammanettarlo. Nella
lotta il Mongatti per morsicatura dell’assassino ebbe tronca la prima falange
del dito indice della mano sinistra e gli altri due riportarono alcune
sgraffiature e morsicature alle mani di poca entità. Fattolo rialzare ed avviatosi
verso la caserma di Badia al Pino, ad un tratto spiccò un salto oltre la siepe
laterale al fosso e velocissimo si diede alla fuga… Il carabiniere aggiunto
Dilaghi gli assestò tre colpi di revolver cogliendolo alle reni in modo da
farlo cadere esanime al suolo. Trasportato nella caserma di Badia al Pino, egli
prima di giungervi, spirò".
![]() |
Commenti
Posta un commento