Quando la Luna Medievale Incontra la Tazza di Grappa: Storia di un Mal di Testa, una Saggia Massaia e le Emozioni di una Passeggiata Notturna (con qualche risata amara)

Ogni sera, il tragitto che mi riconduce a casa dai miei genitori si trasforma in un rito prezioso.
Seicento metri appena, un respiro di distanza tra due mondi familiari, eppure un’occasione irrinunciabile per immergermi nella bellezza che mi circonda.
Conosco ogni pietra, ogni ombra di questo paesaggio intimo, eppure ogni volta scopro un dettaglio inedito, una sfumatura che accende una nuova emozione nel cuore. È uno spettacolo senza tempo, che accolgo con la meraviglia ingenua di un bambino, lo stupore negli occhi di fronte a una magia sempre viva.
Questo borgo antico, le cui radici affondano nell'epoca etrusca, ha custodito gelosamente la sua anima medievale, un incanto che si svela ad ogni passo.
Immagino i miei compaesani, avvolti nel tepore accogliente delle loro case, abbandonati alla morbidezza dei divani di fronte alla danza rassicurante delle fiamme nel camino.
O forse lì, al circolo, voci amichevoli che si mescolano al crepitio della stufa a legna, tra una partita a briscola e racconti di caccia e di terra.
L'aria frizzante della sera inoltrata tiene lontani i passanti... Ma ecco, in lontananza, una figura che si staglia nella penombra.
Un passo svelto fende la quiete della piazza, un sacchetto dell'immondizia stretto tra le mani, un piccolo gesto quotidiano che si inserisce in questa tela di storia e di silenzio.
«Antonietta!», esclamo, la voce che rompe il silenzio ovattato della sera.
«Che ci fai fuori a quest’ora?»
Lei si volta, un’ombra incerta nella penombra.
«Buonasera, Nini…», risponde con un tono che pare nascondere qualcosa, una nota appena percettibile di fretta o forse… altro.
«Andavo a buttare il sudicio…»
I suoi occhi si posano su di me, scrutandomi con un’espressione indefinibile, una curiosità che sembra andare oltre la semplice sorpresa di incontrarmi.
«Hai una faccia…», sussurra, lasciando la frase sospesa nell’aria.
«Effettivamente hai ragione, è tutto il giorno che non mi si leva di torno questo mal di testa, un mal di testa indiavolato!», le rispondo, portandomi una mano alla fronte.
«Mica avresti un rimedio per farmelo passare alla svelta?»
Confido nella saggezza popolare, nel tramandare un qualche rimedio "magico" di erbe, una tisana, dei suffumigi, delle foglie o delle cortecce da mettere sul cuscino…
Il suo consiglio non tarda ad arrivare: «Allora guarda, prendi una bella tazza di grappa e…»
«E?», incalzo io, incuriosita.
«E POI LA BEVI!», mi risponde Antonietta, ridacchiando sorniona sotto i baffi.
«Ma sei sicura?», aggiungo, un po' scettica.
«Sì!», ribatte lei con un lampo negli occhi.
«Ho capito… ma così dubito che mi passi…», replico, immaginando il risultato.
Lei, con un sorriso furbo, ribadisce: «Appunto! Il mal di testa sicuramente non ti passa, ma almeno poi non ci pensi più!»
Ci guardiamo negli occhi e all'improvviso scoppiamo entrambe in una fragorosa risata, che rompe il silenzio della notte.
«Buonanotte, Antonietta!», le dico, ancora con il sorriso sulle labbra.
«Buonanotte, Pia!», mi risponde, allontanandosi con il suo sacchetto, lasciandomi lì a meditare sul singolare rimedio appena ricevuto.
Ed è così, in questo piccolo scambio serale, in questa risata condivisa con un’anima del borgo, che si manifesta la vera essenza di questo luogo. Un mondo semplice, forse, ma intriso di una saggezza popolare che strappa un sorriso anche al mal di testa più tenace, un legame che si rinnova di sera in sera, come la meraviglia che provo ad ogni passo sulla via di casa.

Commenti
Posta un commento