Cinque Braccia (Forse Quattro e Mezza): L'Arte del Misurare alla Fiorentina

Firenze a "Misura d'Omino": La leggenda dei braccini corti.
Nella pittoresca Firenze del Granducato, dove l'aria profumava di cuoio conciato e di vino buono, e le chiacchiere correvano più veloci del vento sull'Arno, fioriva un commercio fervente di stoffe pregiate. La misura regina era la "braccia fiorentina", un'unità rispettabile, si diceva, pari alla generosa apertura alare di un forzuto scaricatore di porto... almeno sulla carta! Tra le bancarelle colorate del Mercato Nuovo, però, serpeggiava una sottile, anzi, cortissima, forma di ingegno (o, a seconda dei punti di vista, di furberia sfacciata). Alcuni mercanti, con un'astuzia che farebbe invidia a una volpe in un pollaio, avevano escogitato un sistema "innovativo" per massimizzare i profitti: impiegavano commessi... diciamo... di statura "compatta". Immaginate la scena: un cliente, magari un ricco mercante di spezie con la pancetta prominente e il borsello gonfio, si avvicinava a una bancarella traboccante di velluti lucenti e sete fruscianti. Ad accoglierlo, un omino vispo, con un sorriso sornione e, soprattutto, con delle braccia che sembravano aver subito un improvviso "restringimento" divino. "Vorrei cinque braccia di quel broccato color del tramonto," esclamava il cliente, con la sicurezza di chi sa il fatto suo. L'ometto, con una rapidità degna di un prestigiatore, afferrava la stoffa e cominciava a misurare, il suo braccio che andava avanti e indietro con una velocità sorprendente. Solo che... quelle "braccia fiorentine" nelle sue mani sembravano stranamente... contratte. Forse l'aria frizzante del mattino l'aveva un po' ristretta? O forse era l'emozione della vendita a renderla più... intima? I metri (o meglio, le "mezze braccia" camuffate) scorrevano veloci, e il povero cliente, fidandosi dell'apparente professionalità del venditore e della sacralità dell'unità di misura, si ritrovava con una pezza di stoffa che a malapena gli bastava per farsi un gilet da bambino. Naturalmente, l'inganno non tardò a scatenare l'ira dei "truffati di braccia corte". Si narra di baruffe epiche tra clienti inferociti, che brandivano i loro acquisti "ridotti" come prove schiaccianti, e i venditori "compatti", che si difendevano con argomentazioni contorte e una sorprendente agilità nello sgusciare via tra la folla.
"Ma queste non sono cinque braccia!" tuonava un calderaio con la faccia paonazza. "Signore mio," rispondeva l'ometto con un'aria contrita ma gli occhi che brillavano di malcelata soddisfazione, "forse le sue braccia sono... più lunghe delle nostre, che siamo gente modesta e di poche pretese!" Fu così, si dice, che nacque il detto "Avere i braccini corti". Non tanto per una reale menomazione fisica, quanto per una congenita "ritrosia" nello spendere e nel dare, un'eredità, forse, di quei furbi mercanti fiorentini che avevano fatto della "braccia corta" un'arte... con grande disappunto dei loro clienti!
E ancora oggi, quando a Firenze si incontra qualcuno un po' troppo restio a mettere mano al portafoglio, non è raro sentir sussurrare con un sorriso sornione: "Eh, avrà fatto affari al Mercato Nuovo ai vecchi tempi, quello lì... ha proprio i braccini corti!" E così, la fama dei mercanti dalle "braccia a scomparsa" si diffuse in tutta la Toscana, diventando quasi una leggenda. I clienti, ormai smaliziati, presero a presentarsi al mercato armati di propri metri da sarta, spesso srotolandoli con fare minaccioso e lanciando occhiate sospettose ai venditori di bassa statura. E fu così che il detto "Avere i braccini corti" non solo rimase, ma si arricchì di un'aura di comicità e di un sottile avvertimento: a Firenze, quando si trattava di affari, era sempre meglio tenere gli occhi ben aperti... e magari portare con sé un metro di scorta!
“Le ragazze di Via Gora hanno il letto da quattro e tre… (misura in braccia fiorentine) Quando piscian le piscian di fora e dal culo le fanno PèPè!” cit. RICCARDO MARASCO “LaLallera”

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